mercoledì 18 novembre 2015

Caro diario

Uno dei miei strumenti preferiti per l'apprendimento (delle lingue e non solo!) è il diario.

La prima volta che l'ho usato io stessa come studente, facevo parte di un laboratorio teatrale. Il momento del diario veniva alla fine della lezione di un'ora e mezza, durante la quale venivano fatte attività a volte comprensibili, a volte meno. Il diario dava un'organizzazione e un senso al tutto. Per qualsiasi cosa uno avesse capito di quello che veniva fatto. Bastava scrivere, scrivere, di qualsiasi cosa si fosse capìta, o anche no.

Per tutta la mia infanzia e l'adolescenza, diari di vario tipo, dimensione e colore mi hanno accompagnata come amici fedeli che ogni sera mi permettevano di esprimere tutta una vita di sensazioni, esperienze e idee.

L'idea del diario in classe me l'ha data il sistema americano con i suoi infallibili warm up a inizio lezione, che immancabilmente vengono presentati in ogni materia. Un altro contributo all'idea sono stati i quick write: in pochi secondi si scrive tutto quello che uno può su un argomento dato.

Grande ansia di prestazione!

Negli anni sia la struttura del diario che il tipo di valutazione e di utilizzo sono cambiati radicalmente e direi che sono in continua fase di evoluzione.

Come funziona?

Gli studenti arrivano in classe e hanno 5 minuti per commentare, descrivere, argomentare vari tipi di stimoli, dal testuale al visivo o sonoro. Può esserci un'immagine proiettata sullo schermo, con o senza testo; una frase, una poesia da comprendere e commentare; una canzone da ascoltare, con o senza testo che aiuti a decifrarla.

I temi scelti possono essere fra i più diversi e vari: si può scegliere di affrontare il tema studiato in quel momento, o anche di presentarne uno che non abbia niente a che vedere con quanto si studia.
La scelta di un tema "out of the blue" consente agli alunni di ampliare il loro vocabolario e anche di rendere il diario più vario e quindi attraente per i ragazzi.
Agli alunni che sostengono gli esami AP, cerco di presentare argomenti che abbiano a che fare con il tema o il sottotema che stiamo studiando in quel momento.

Durante i 5 minuti, gli studenti possono chiedere all'insegnante come dire qualsiasi parola in italiano (o in qualsiasi lungia si insegni). L'insegnante provvede a scrivere ogni parola chiesta alla lavagna, in maniera tale che gli studenti possano creare un piccolo glossario quotidiano sulla stessa pagina del diario.
Tutte le pagine del diario vengono conservate nel loro quaderno con i ganci, per essere riutilizzate durante i diari successivi.

Scaduti i cinque minuti, ne vengono dati agli alunni altri cinque per condividere con il resto della classe quello che hanno scritto. Questo porta a una discussione generale sull'argomento ed è possibile che gli studenti partecipino cambiando idea su quello che hanno scritto.

Dare un tempo limitato (ma neanche tanto: in 5 minuti si può facilmente scrivere un paragrafo bello corposo) consente agli studenti di concentrarsi e di produrre lingua on the spot, una situazione in realtà molto vicina a quello che succede quando si deve comunicare all'estero.
Al tempo stesso la partecipazione orale è resa meno stressante perché ognuno sa di poter contare sul testo scritto prodotto.

Il diario, come daltronde qualsiasi cosa i ragazzi producano nella mia classe, è oggetto di verifica e valutazione: quando uno studente presenta il suo testo viene corretto e deve egli stesso modificare il testo per presentare il venerdì un diario che presenti tracce evidenti di miglioramente.
Riceve poi ben due voti alla settimana: uno di partecipazione, quando presenta il lavoro alla classe e partecipa alla discussione, e uno di completion, consegnando il diario per darmi la possibilità di dargli un feedback su quanto ha scritto e come migliorare.
Questi voti sono più che altro un incentivo allo svolgimento del compito: gli studenti sanno di poter contare su un buon voto in partecipazione basato sul loro lavoro quotidiano.

Il diario è un'esperienza di apprendimento completa: consente di parlare di sé, di esprimere un'opinione e di metterla a confronto con le opinioni degli altri, consentendo anche a volte anche dei cambiamenti e sicuramente aprendo la classe al dialogo. Permette in 10 minuti al giorno di pratica scritta e orale di far scattare dei meccanismi di comprensione e di uso della lingua come strumento comunicativo di un messaggio, non di mera ripetizione di vocabolario e strutture solo memorizzate.

Qui di seguito trovate alcuni esempi di diari che ho proposto ai miei alunni:

Diario

(è un po' in disordine, proprio come la mia cattedra... Dicono che siano tracce di genialità e così io mi consolo...)


Qui trovate alcne idee sull'uso dei quick write: https://wvde.state.wv.us/strategybank/QuickWrites.html

venerdì 13 novembre 2015

A ognuno la sua bacchetta magica


Ogni insegnante ha il suo asso nella manica, la bacchetta magica, gli strumenti tecnologici (e non!) che usa in classe per trasformare tutti quei ranocchi in principi.


Io ne prediligo alcuni, fra i vari strumenti offerti dalle mirabilie tecnologiche di oggidì:


Quizlet
Lo uso dal 2008 e mi meraviglia ogni giorno di più. È una semplice piattaforma su cui è possibile creare flashcard digitali, e che offer poi la possibilità di giocare in vari modi con le stesse flashcard aiutando gli student a memorizzare di tutto! La maggior parte degli utenti lo usano per agevolare la memorizzazione del vocabolario, ma in realtà può essere usata per coniugare verbi, imparare l'uso dei pronomi, la formazione degli avverbi e tutto quello che la creatività vi suggerisce. Utilizzabile in vaie lingue, pronuncia anche per voi le flashcard e se proprio volete, vi consente di utilizzare la vostra voce. Ogni set di flashcard è copiabile, così se ne trovate uno che vorreste usare, ma solo dopo aver apportato delle modifiche, lo aggiungete al vostro account e ne fate quel Potete creare dei gruppi divisi per classe e seguire il progesso degli alunni. Normalmente lo consiglio agli studenti perché creino le flashcard loro stessi (chi fa, impara!). Esiste anche come app, per chi impara on the go!
Eccovi la mia pagina, se volete vedere come lo uso: quizlet.com/mariagloria.


Kahoot
Piccolo strumento, semplicissimo da usare per creare quiz, discussioni o sondaggi, genera un codice che viene dato agli studenti e oplà, come per magia si finisce in un gioco a cui partecipano tutti con il computer o dal telefonino! Con una musichetta di sottofondo accattivante e dei colori vivaci, la possibilità di inserire immagini e stabilire i tempi di risposta, nonché di avere soluzioni corrette multiple, Kahoot diventa facilmente il gioco preferito degli studenti e un'ottima risorsa di ripasso per gli insegnanti.
Ecco i link: create.kahoot.it per creare i quiz e generare il codice, kahoot.it per giocare. Il mio profilo, se volete vedere come lo uso è mariagloria

Blendspace
Ottimo per applicare la Flipped Instruction, ma anche solo per offrire agli alunni una varietà di risorse online, riunendole tutte in uno strumento unico, versatile e interattivo. In un unico strumento si possono unire video, documenti di vario tipo, che gli alunni possono scaricare e utilizzare da soli, o che possono commentare sullo stesso Blendspace. Io lo uso sia per fare l'upload dei video grammaticali che creo o che trovo online, per mostrare video su un tema particolare o mostrare dei materiali su cui possono esercitarsi prima di una prova orale o scritta.
Eccovi la mia pagina per degli esempi: Blendspace

Wikispaces
Fino a qualche anno fa mi arrabattavo cercando di creare in HTML il sito web della mia classe online per offrire agli alunni uno spazio su cui trovare sempre materiali, link e informazioni dettagliate e aggiornate sui miei corsi. Poi finalmente ho scoperto Wikispaces, che mi consente di preoccuparmi solo dei contenuti e minimamente della forma. Nonostante la mia scuola usi una piattaforma online, continuo a usare il Wiki: le piattaforme scolastiche cambiano come cambia il vento, il mio spazio online no!
Qui trovate i due Wiki che uso più di frequente: uno per gli alunni che preparano l'esame AP (www.apitalian.wikispaces.com), l'altro per tutte le altre classi (www.bhsitalian.wikispaces.com).


venerdì 6 novembre 2015

Comunicazioni scuola-famiglia, ovvero La persecuzione programmata

I genitori sono le fondamenta sulle quali si basa tutto quello che insegno.

Sono alleati infallibili e preziosi, quelli che continuano a casa il mio lavoro, correggono, consigliano, calmano le teste calde e me le rimandano il giorno dopo aperte al dialogo e alla collaborazione.
Sono i preziosi princìpi della famiglia e della collaborazione, dei valori su cui costruire la società del futuro e delle generazioni migliori.

A volte.

Altre volte invece sono spie nemiche, che difendono le posizioni del potere (perché a casa loro è evidente chi lo detiene, il potere) a tutti i costi e minano la stabilità del governo delle mie lezioni.
Tentano di trovare delle falle nel sistema (numerose, ma mai visibili!!) del mio insegnamento per giustificare l'assenteismo, la mancanza di compiti, la momentanea pennica sul banco, la cannetta ricreazionale, i voti bassi, i progetti non consegnati, e la domanda è sempre per me.
"Perché mio figlio ha questo/quel voto e non questo o quell'altro? Perché non viene in classe? Perché?"

E già il fatto che vengano a chiederlo a me invece che al rampollo reale spiega tutto.

Perché diciamolo, quando il pargolo adorato sa che a casa non verrà MAI messo in discussione il suo discutibilissimo comportamento e/o il suo rendimento, il giovine virgulto tende a strainfischiarsene dei risultati, contando proprio sulla fallacità del rapporto genitore-insegnante.

Quindi, anche il genitore ha le sue ragioni: perché fare domande a chi adora e non lo degnerebbe comunque di una risposta?

Gli resta solo l'insegnante.

Diventa un po' come parlare a se stessi o al vento.

È insomma come se il genitore si vedesse rispecchiato nell'insegnante, quell'essere che lui non stima, così come suo figlio non stima lui (o lei a seconda del caso).

Da parte mia dunque, grande comprensione-compassione-testa-china-da-un-lato e lacrimuccia alla Pierrot.

E siccome pure io devo sopravvivere all'anno scolastico con un minimo di sanità mentale alla fine, comincio la persecuzione programmata.

Perché c'è da dire, che anche se capisco la debolezza genitoriale, preferisco comunque stare dalla parte mia.

Mi appresto dunque a inviare a casa note accurate su ogni movimento del pargolo, che sia un quiz per cui non aveva studiato, una domanda non risposta, un sonnellino di pochi secondi sul banco, una risposta poco gentile, un ritardo qualsiasi.

Un'informazione quotidiana, fatta di mail inviate anche due volte al giorno se necessario.
Cominciano sempre con il riconoscimento dell'aiuto genitoriale per aver affrontato il problema e terminano sempre con i ringraziamenti per l'aiuto e la collaborazione offerta con il primo contatto.

I risultati sono vari: alcuni genitori dopo il primo centinaio di mail scompaiono, inghiottiti dalla voragine provocata dalla realtà, altri decidono che a casa qualcosa deve cambiare e con un colpo di stato dittatoriale riaffermano la loro autorità e mi rimandano il giorno dopo dei lord inglesi con maniere impeccabili e un'infinita sete di sapere, altri ancora vengono consumati dagli acidi gastrici e non se ne ha più notizia.

Fortunatamente almeno finora i genitori con cui ho avuto a che fare si sono dimostrati ragionevoli.

Sarà perché do loro risultati.

Sarà perché sanno che i loro piccini, anche quando sembrano camionisti culturisti e gli tocca abbassare lo sguardo per guardarmi negli occhi, anche quando se alzassero un ditino mi ridurrebbero in cenere, i loro piccini dicevo, nella mia classe sono al sicuro, in un nido protetto dove se gli devo dire che non hanno studiato non gli dico "Good job!", ma gli insegno cosa devono cambiare per riuscire a imparare, dove il rispetto è alla base delle mie azioni e deve essere alla base delle loro.

Sarà perché le possibilità di recupero nella mia classe sono migliaia, ripetute, ribadite e a volte imposte, sempre per il bene del cucciolo.

Nella mia classe oserei dire che fallire è IMPOSSIBILE, a meno che non sia l'obiettivo finale dello studente.

Vademecum dei rapporti con i genitori:

1. i genitori hanno sempre ragione: bisogna solo fargli capire che stiamo dalla stessa parte, che anche noi vogliamo il bene dei loro figli. Il consiglio è solo uno: COALIZZIAMOCI.

2. gli adolescenti hanno un cervello non completamente sviluppato (lo so che lo avevate già notato... Repetita iuvant, pure per gli insegnanti) (Da leggere e guardare: I meccanismi misteriosi del cervello degli adolescenti), quindi abbiate pietà: sono vostri per un paio di anni, ma i genitori se li devono ciucciare a vita.

3. la persecuzione da me proposta  è in realtà la necessaria comunicazione che dovrebbe esserci con i genitori, che realmente a volte si vedono proposta una versione dei fatti diciamo un pochino fuorviata.

4. non ci vuole molto per creare un bel rapporto col nemico, mandare una lettera a casa all'inizio dell'anno per informare le famiglie su cosa verrà fatto in classe, fare una riunione per semestre, magari per mostrare i lavori e i risultati dei ragazzi, aiuta ad aprire le classi all'esterno e riduce la vulnerabilità dell'insegnante. Gli studenti diventano a quel punto parte integrante di quello che mostra l'insegnante e magari finisce anche che si sentano orgogliosi del loro lavoro.

5. ma soprattutto, alla base di tutto ci deve essere un lavoro fatto in prevalenza dai ragazzi: l'insegnante è il Deus Ex Machina, il regista, colui che guida le azioni e risolve i problemi, gli studenti sono quelli che devono fare per imparare. E noi dobbiamo stare seduti a guardare il risultato del LORO lavoro.



Happy watching!