mercoledì 24 agosto 2016

E-S-A-U-S-T-A

Oggi la giornata lavorativa doveva cominciare come sempre alle 7:30.
E finire alle 15:30.
Invece erano le 7:40... E in ogni caso non andrò via prima delle 17:00...

Mi è stato fatto notare che ero in ritardo.
Sarei dovuta essere in classe alle 7:30.

Come faceva quella canzone... "Datemi un martello..."

Il mio blues di oggi ricorda molto uno sketch di Avanzi del secolo scorso...

Insomma, lo dico.

Io oggi mi sono alzata alle sei e un quarto, ho aiutato i bambini a vestirsi, mi sono preparata, ho fatto colazione con loro, ho preparato il pranzo da portare a scuola, la merenda per il doposcuola, li ho rimproverati perché nel frattempo si erano rinchiusi in camera con l'IPad, zaini in spalla, metti le scarpe e via in macchina per arrivare presto dalla mamma di un amico dei bambini che oggi mi avrebbe aiutato ad arrivare presto a scuola...

Niente, sono arrivata in ritardo.

La campanella è suonata appena varcata la soglia della scuola.

Troppo tardi.

Allora mi si è avvicinato il capo e mi ha chiesto: "Problemi?".
Tanto io le domande retoriche le sniffo a un chilometro...

Ho provato a spiegare la storia delle sei e un quarto, dei bambini...

Poi, così, per sapere se ero nei guai, ho mandato una mail di conferma.

La risposta è stata: "Non ancora."

Ecco.

Un "Non ancora" può vanificare tutti i risultati (altissimi e inconfutabili), tutto il lavoro extra, gli scambi con l'estero a costi ridotti, i progetti, il lavoro sui social media per affascinare gli studenti e promuovere la materia, tutta la tecnologia usata e fatta usare, tutti i corsi di aggiornamento organizzati per condividere il lavoro.

Quel "Non ancora" è risuonato come un "Non ci sei ancora".

Eppure io ci sono proprio, non potrei immaginare di fare di più.

Non solo. Credo che il fatto che io mi alzi alla ora in cui mi alzo (giuro, non lo ripeto!), che abbia dei bambini, che faccia degli errori da essere umano, tutto questo penso mi renda un'insegnante migliore.
I miei studenti sanno che possono sbagliare e sanno che posso sbagliare io.
Non solo: sanno che non esistono punizioni per chi fa errori.
Certo, a seconda degli errori possono esserci delle conseguenze, ma nessuno viene punito per gli errori che commette.

Adesso le mie viscere mi dicono che è ora di riposare, che basta con tutte le attività extra, che arriverò in orario, ma in orario me ne andrò anche e che i minuti in più li conterò e li sconterò e che le mie energie verranno investite in palestra anziché a scuola e che all'ora di pranzo anziché essere a disposizione degli studenti mi barricherò in classe così non mi troverà nessuno!

La fregatura arriva quando apri una cartella sul desktop e trovi i progetti di chi è andato in Italia e ci ha lasciato il cuore, i messaggi di ringraziamento degli studenti...
Peggio ancora quando quelli che credevi dispersi tornano a studiare con te, perché le tue lezioni gli mancavano...

Insomma, ancora una volta il magone cede il posto alla rivoluzione.

Domani si ricomincia, alle 7:30.



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