lunedì 23 luglio 2018

Giustizia sociale e scuola - La rivoluzione

Alla fine di un anno scolastico arrivano per tutti i risultati.
Il prodotto, diciamo, del lavoro di ben più di un anno, in quanto quando uno studente arriva a un esame, per superarlo deve aver acquisito competenze e contenuti nel corso di tutta la precedente carriera scolastica.
Questa è la realtà negli Stati Uniti, come in Italia e nel resto del mondo.
I risultati di un esame dipendono da mille fattori: la preparazione degli studenti, il lavoro fatto in classe, la situazione familiare, il livello socioeconomico, fino ad arrivare alla situazione psicoemotiva dei candidati o anche semplicemente al tipo di colazione che hanno fatto prima dell'esame.
Ebbene sì, anche il cappuccino e il cornetto hanno la loro influenza sui risultati accademici di un intero ciclo scolastico.

Negli Stati Uniti non esiste un esame di maturità. Gli studenti sostengono esami finali per ogni materia alla fine di ogni semestre e innumerevoli prove intermedie fra quiz, test, saggi, progetti, prove orali, presentazioni e mille altre.
Se non esiste un esame di maturità, esistono però esami specifici per varie materie che consentono di acquisire crediti riconoscibili dalle università pubbliche e spesso anche quelle private sul territorio nazionale. Questi esami, sotto il nome di Advanced Placement, consentono agli studenti non solo di laurearsi più rapidamente spendendo molto meno in un sistema universitario costosissimo, ma anche di avere accesso alle università migliori, attratte dal loro livello accademico avanzato. I corsi che portano agli esami AP non sono però obbligatori e vengono scelti indipendentemente dagli studenti, su suggerimento degli insegnanti che riconoscono in loro le potenzialità di successo.

Bene.

Quindi, da insegnante italiana emigrata, con nel cuore la scuola pubblica, lo stato sociale, le pari opportunità per tutti e l'uguaglianza sociale, io DECIDO che ogni studente, indipendentemente dal ceto sociale, dal colore della pelle, dallo status migratorio e dalle potenzialità più o meno evidenti, deve prepararsi a sostenere l'esame AP di italiano.
Quando uno studente arriva nella mia classe, che questo avvenga al livello 2 o al livello 3 o anche direttamente al livello 4, nel caso di studenti particolarmente dotati o di discendenza italiana, viene immediatamente informato che io farò del mio meglio per prepararlo a sostenere l'esame e per insegnargli l'italiano nel miglior modo possibile.

No way out.

Si fa e basta.

Non è un obbligo dittatoriale, quanto un modo per far sapere loro che io ho totale fiducia nelle loro capacità, che quello che serve per passare un esame, imparare l'italiano o aver successo nella vita è il lavoro, la quotidiana pratica, la lettura e l'applicazione di quello che si impara in classe.

Finora era andato tutto meravigliosamente. Poteva capitare che magari ci fosse un insuccesso, ma su trenta alunni era comprensibile che potesse capitare. Non si riesce a raggiungere tutti, ma quando per due anni di seguito si ha un successo totale, dai 44 ai 55 studenti che passano tutti l'esame e finiscono il corso parlando e scrivendo benissimo in italiano, uno si rassicura e pensa di essere arrivato al culmine, di aver acquisito il tocco magico per cui tutto quello che tocca diventa oro.

Quest'anno però su 31 studenti, 5 non sono riusciti a passare l'esame.
E allora bisogna ridiscutere tutto, metodi, strategie, materiali...

Si ricomincia a lavorare.





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